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Molti di noi si sono dovuti confrontare con il lavoro da remoto negli ultimi 16 mesi. Il lavoro a distanza è comodo per molti versi, ma gli esperti dicono che lavorare da casa ha amplificato molte delle nostre cattive abitudini in fatto di sicurezza informatica.
Le implicazioni sono significative. L'attacco Ransomware alla Colonial Pipeline che ha fatto chiudere il più grande sistema di consegna di petrolio in America il mese scorso, è cominciato proprio con una password compromessa.
Un recente sondaggio afferma che quasi il 40% delle persone, ammettere che le proprie abitudini in ambito di sicurezza informatica non sono uguali a quelle adottate in ufficio. Ciò mette a rischio sia gli individui che i loro datori di lavoro.
Per molte persone che lavorano da casa, la pandemia ha eliminato il confine tra vita professionale e privata. Alcuni utilizzano i dispositivi aziendali anche per inviare e ricevere e-mail private e navigare in internet, mentre altri hanno addirittura lavorano direttamente sui propri dispositivi personali (computer, tablet, smartphone).
I 1,2 terabyte di dati includono cookie, milioni di credenziali di accesso ad e-mail e social network e ID personalizzati per identificare specifici dispositivi compromessi.
Tra il 2018 e il 2020, un misterioso ceppo di malware ha infettato e rubato i dati di circa 3,25 milioni di computer Windows, appropriandosi di una quantità enorme di informazioni sensibili sugli utenti di tali dispositivi.
Tra questi dati ci sono credenziali di accesso -sia nomi utente che password- per decine di piattaforme online, nonché miliardi di cookie del browser, milioni di file utente rubati direttamente dai desktop infettati e, in alcuni casi, foto dell'utente scattate con la webcam del computer.
“L'epidemia è stata scoperta di recente quando un enorme database di informazioni rubate è stato notato sul dark web” riporta Nordlocker in una nuova analisi sull'incidente.
L'Italia è sul podio, ma purtroppo è una brutta notizia: secondo l’ultimo rapporto di Trend Micro Research, il nostro paese -ad aprile 2021- è risultato il terzo fra quelli più colpiti da malware, subito sotto Giappone (al secondo posto) e Stati Uniti (al primo).
L’Italia risultava al quinto posto nel mese di gennaio, per poi subire un’impennata nei mesi successivi che sembra non avere fine. L’unica (magra) consolazione è il distacco dal secondo e dal primo posto: sono stati ben 4.908.522 i malware che hanno colpito il nostro Paese, contro i 30.363.541 del Giappone e i 31.056.221degli Stati Uniti. Una bella differenza, ma restiamo comunque il terzo paese al mondo più colpito! Sotto di noi si trovano l’india con 4.411.584 malware e Australia con 4.387.315.
Le aziende sono le vittime preferite: gli hacker possono infatti infettare l’intera rete di una società sfruttando sistemi operativi obsoleti o non aggiornati.
Questi dati provengono dall’analisi della Smart Protection Network, la rete
JBS, uno dei maggiori fornitori di carne americani, ha pagato un riscatto di $ 11 milioni ai criminali responsabili dell'attacco Ransomware che ha interrotto la lavorazione della carne nel Nord America e in Australia.
"Questa è stata una decisione molto difficile da prendere per la nostra azienda e per me personalmente," ha detto in una dichiarazione il CEO di JBS USA Andre Nogueira. "Tuttavia, abbiamo ritenuto che questa decisione fosse necessaria per prevenire qualsiasi potenziale rischio per i nostri clienti."
Il pagamento del riscatto è stato effettuato in Bitcoin, secondo un portavoce di JBS Brasile.
"Le aziende private non dovrebbero mai pagare il riscatto," ha detto il 9 giugno un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, senza menzionare però JBS. "Infatti, il pagamento di un riscatto incoraggia e arricchisce questi criminali, fa continuare il ciclo di attacchi e non vi è alcuna garanzia che le vittime
La società di sicurezza informatica Bitdefender sottolinea che una delle cose che distingue il Google Play Store dall'App Store è anche un problema che gli utenti Android riscontrano spesso. Anche se sia Apple che Google raccolgono fino al 30% delle entrate in-app attraverso le rispettive piattaforme di pagamento, gli utenti iOS sono costretti a fare i loro acquisti solo attraverso Apple in quanto Apple impedisce agli sviluppatori di offrire una piattaforma di pagamento alternativa.
Epic lo ha fatto, violando le regole di Apple. Questo è il motivo per cui il famosissimo videogame di Epic, Fortnite, è stato eliminato dall'App Store.
A differenza dei clienti dell’App Store, gli utenti Android non sono tecnicamente costretti a fare acquisti in-app attraverso Google. Questo perché il Play Store non è un giardino murato come l'App Store e consente agli utenti Android di caricare le applicazioni da store esterni.
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