Stampa

Ransomware: L’economia segreta che arricchisce i cybercriminali

Il fenomeno del ransomware sta raggiungendo livelli preoccupanti, alimentato da una vera e propria economia sommersa più grande di quanto molti possano immaginare. Dietro ogni attacco ransomware che raggiunge le cronache, si nasconde una realtà ancora più inquietante: la maggior parte delle aziende colpite sceglie di mantenere il silenzio, preferendo pagare riscatti in criptovalute in modo anonimo piuttosto che affrontare le conseguenze pubbliche e regolamentari di una violazione di sicurezza.

Questa strategia di gestione silenziosa degli attacchi non è solo una questione di salvaguardia della reputazione, ma rappresenta il principale motore finanziario che sostiene e rende sempre più sofisticato il mondo del ransomware. Secondo recenti ricerche, per ogni attacco ransomware divulgato pubblicamente, ce ne sono almeno cinque che restano nascosti. Le aziende, temendo ripercussioni sul valore delle azioni o indagini regolatorie, preferiscono risolvere la questione in privato, trasferendo milioni di dollari in criptovalute direttamente nelle mani dei cybercriminali.

Le cifre sono allarmanti: il danno economico annuale causato dal ransomware è stimato in 57 miliardi di dollari, con una previsione di crescita costante nei prossimi anni. Il riscatto medio richiesto si attesta intorno ai 5,2 milioni di dollari, ma spesso le trattative portano a pagamenti effettivi di circa 1 milione. Questa apparente “convenienza” porta le aziende a considerare il pagamento come una soluzione pragmatica, senza però rendersi conto che così facendo alimentano e rafforzano ulteriormente l’ecosistema criminale.

La facilità di trasferimento di denaro tramite criptovalute e la mancanza di obblighi stringenti di disclosure favoriscono la proliferazione di questa economia ombra. Gli attori malevoli reinvestono i profitti in infrastrutture sempre più avanzate, servizi di ransomware-as-a-service, e campagne di attacco automatizzate che minacciano non solo le grandi aziende, ma anche utenti privati e dispositivi domestici.

Il ciclo vizioso è chiaro: la paura di danni reputazionali e regolamentari spinge le vittime a finanziare i propri estorsori, che a loro volta utilizzano questi fondi per colpire nuovi bersagli. In questo scenario, la trasparenza e la collaborazione tra aziende e autorità risultano essenziali per contrastare l’espansione di un’economia sommersa che si arricchisce letteralmente sulla pelle delle sue vittime. Solo una presa di coscienza collettiva e un cambiamento nelle politiche di gestione delle crisi potranno interrompere questo meccanismo che minaccia la sicurezza digitale globale.

ransomware , criptovalute , aziende cinesi , pagamenti , economia