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La cyber resilienza delle infrastrutture critiche rappresenta oggi una delle sfide più complesse per la sicurezza e la continuità dei servizi essenziali nella nostra società. Gli attacchi informatici recenti, come quello che ha colpito DaVita, uno dei maggiori fornitori di dialisi negli Stati Uniti, dimostrano come i cybercriminali siano in grado di penetrare le reti, restare nascosti per settimane e sottrarre dati sensibili senza interrompere le operazioni vitali. Questo esempio sottolinea come la resilienza non sia solo difesa, ma anche capacità di garantire la continuità dei servizi anche durante una crisi informatica.
Le infrastrutture critiche sono costantemente nel mirino di attori statali e gruppi criminali organizzati. Secondo recenti comunicati dell’FBI, organizzazioni come il Servizio di Sicurezza Federale russo hanno preso di mira dispositivi di rete appartenenti a enti governativi e aziende strategiche americane. Questi attacchi non sfruttano principalmente vulnerabilità sconosciute, ma piuttosto punti deboli storici come password di default, protocolli non cifrati e sistemi legacy privi di difese moderne. L’obiettivo è ottenere accesso persistente e la possibilità di monitorare o alterare i flussi di dati nei sistemi industriali.
Le tecnologie operative delle infrastrutture critiche, come sistemi di controllo industriale e reti SCADA, sono nate in un’epoca in cui la cybersecurity non era una priorità. Oggi, molti di questi sistemi sono accessibili da remoto e spesso esposti pubblicamente su internet senza adeguate misure di sicurezza. La convergenza tra tecnologia IT e tecnologia operativa ha ampliato la superficie di attacco, rendendo più difficile proteggere questi ambienti. L’impossibilità di aggiornare alcuni sistemi senza interrompere i servizi e la distribuzione geografica degli impianti complicano ulteriormente la protezione.
Per migliorare la cyber resilienza è fondamentale adottare una strategia che presupponga la possibilità di una violazione. Questo implica segmentazione delle reti, controllo stretto degli accessi e monitoraggio continuo delle attività sospette. L’utilizzo di intelligenza artificiale e machine learning può aiutare nell’individuazione tempestiva delle anomalie, ma resta centrale il fattore umano per interpretare correttamente i segnali di allarme.
La collaborazione tra settore pubblico e privato è essenziale, poiché la maggior parte delle infrastrutture critiche è gestita da soggetti privati ma il loro funzionamento riguarda la sicurezza nazionale. Programmi di condivisione delle informazioni, aggiornamenti costanti sulle minacce e l’adozione di standard comuni sono strumenti chiave per rafforzare la difesa collettiva. Solo investendo in resilienza, formazione e collaborazione si potrà garantire che i servizi fondamentali continuino a funzionare anche di fronte a minacce sempre più sofisticate.
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