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Secondo Human Factor, un recente report di Proofpoint che ripercorre una ricerca condotta nell’arco di 18 mesi su alcuni clienti della società stessa, gli attacchi cyber sarebbero condotti perlopiù sfruttando tecniche di “ingegneria sociale”, utilizzando vettori quali cloud, social media, e-mail etc. con l’obiettivo specifico di far premere un semplice “click” agli utenti. Si è notato infatti come il target di riferimento di un hacker sia oggi totalmente cambiato: non più enti o società bensì individui.
Come i più esperti utilizzatori degli smartphone sapranno, scaricare applicazioni sconosciute dal Play Store può talvolta riservare delle brutte sorprese, ciò a causa dello scarso livello di controllo messo in atto da Google nei confronti del suo negozio virtuale di applicazioni. Grazie a un recente studio è venuto alla luce un network di applicazioni fraudolente che, attraverso il loro scaricamento, installavano un virus di tipologia Trojan (spesso virus vettori di altre minacce ben più serie per i nostri dati) in grado di inserirsi indisturbato nel dispositivo su cui veniva scaricato e, una volta insediatosi, di installare malware capaci di carpire i dati sensibili del malcapitato user.
Nuove tipologie di ransomware – alcune facenti parte di otto categorie di recente scoperta – sarebbero state rilasciate dal cybercrime internazionale nel secondo trimestre del 2019.
A darne notizia è il recente report Kaspersky IT Threat Evolution Q2 2019 che avrebbe rilevato non solo un aumento drastico dei malware (pari a più del doppio di quello individuato durante il secondo trimestre del 2018) ma anche una mole di attacchi incredibile, di cui sarebbero rimasti vittime 232.292 soggetti (rispetto ai 158.921 dello scorso anno), concentrati soprattutto nelle aree del Bangladesh (9%), dell’Uzbekistan (6%) e del Mozambico (4%).
Ormai si sa, Google Play Store è una miniera inesauribile di app compromesse contenenti adware e malware di qualsiasi tipo capaci di compromettere gli smartphone di chi le scarica. Periodicamente vengono scoperte dagli esperti nuove applicazioni fraudolente che l’azienda di Mountain View si limita puntualmente a eliminare dallo store senza mai procedere a una vera e propria “pulizia” del proprio negozio online.
Quelli scoperti recentemente sono virus – “trasportati” da app ufficiali presenti su Google Play Store – che infettano i dispositivi Android delle vittime rendendoli di fatto inutilizzabili,
Sembrerebbe che Apple, che da sempre ha la sicurezza e la privacy garantite ai propri clienti tra i propri cavalli di battaglia, sia nuovamente nel mirino del crimine informatico. Il Google Threat Analysis Group (TAG) – gruppo esperto nel settore della sicurezza informatica – ha recentemente scoperto e reso noto come per almeno due anni i dispositivi dell’azienda di Cupertino siano stati bersaglio del cybercrime.
Tra le principali fonti di guadagno del cybercrime spiccano i “financial malware”, i malware cioè che prendono di mira dati bancari e finanziari, web-money service e criptovalute, per derubare gli inesperti utenti di Internet. Quest’anno la situazione sembra essere particolarmente allarmante: è stato infatti recentemente rilevato come nella prima metà del 2019 siano aumentanti di ben il 7% rispetto al 2018 gli attacchi provenienti da Trojan bancari, che avrebbero colpito 430.000 individui, di cui il 30,9% impiegati d’azienda (rispetto al 15,3% dello scorso anno).
L’oscuro mondo del cybercrime non si ferma mai né si accontenta degli espedienti fino a quel momento trovati per truffare gli utenti del Web. Malware, virus e altre minacce sono in continua evoluzione e attaccano le proprie vittime con sempre maggiore potenza, provocando conseguenze sempre più gravi.
L’ultima frontiera del crimine informatico è il ransomware chiamato Android/Filecoder.C, che colpisce i dispositivi mobili.
Che i criminali informatici trascorrano gran parte del proprio prezioso tempo a cercare nuovi e sempre più nocivi strumenti per mettere in ginocchio gli utenti inesperti della rete è ormai fatto noto. Tra le ultime frontiere del cybercrime spicca Monokle, un nuovo tipo di malware che sarebbe in grado di svolgere un’ampia gamma di attività fraudolente:
Quello delle SIM clonate sembra essere un trend piuttosto diffuso in Italia: la Business Unit Digital Trust di Soft Strategy, nella persona di Alessandro Rossetti, ha fatto sapere come nel Bel Paese siano sempre più frequenti i casi di “SIM Swap Fraud”, una particolare tipologia di frode grazie a cui abili truffatori del Web sono in grado di ottenere l’accesso a un’ampia gamma di dati sensibili e informazioni personali degli utenti, quali dati di accesso a conti bancari e numeri di carte di credito.
È finalmente terminata la lunga e amara epopea giudiziaria dei due anziani di Ancona che, a dicembre 2017, si erano visti svuotare completamente il proprio conto corrente bancario per un ammontare di 11 mila euro in seguito a un massiccio attacco hacker.
La sfortunata coppia si era rivolta preliminarmente all’istituto bancario di cui era correntista, il quale però si era prontamente rifiutato di restituire la somma perduta, invocando come giustificazione la presunta negligenza dei due correntisti e contrapponendo quindi un solido “muro di gomma”.
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