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Nel panorama attuale della sicurezza informatica, la velocità degli attacchi informatici sta superando la capacità delle aziende di applicare patch e rimedi in modo tempestivo. Secondo recenti report, oltre il 60 percento delle nuove vulnerabilità (CVE) viene sfruttato entro 48 ore dalla divulgazione pubblica. Questo significa che ogni nuova falla di sicurezza dà il via a una corsa globale tra attaccanti e difensori, dove la rapidità e l'automazione fanno la differenza tra compromissione e protezione.
Gli attori delle minacce hanno ormai industrializzato le loro operazioni. All’istante in cui emerge una nuova vulnerabilità, sistemi automatizzati alimentati anche dall’intelligenza artificiale analizzano, classificano e testano la falla per valutarne il potenziale offensivo. Questo avviene molto più velocemente rispetto ai processi ancora manuali o semi-automatizzati dei team IT aziendali, che spesso si trovano costretti a pianificare aggiornamenti e interventi in base a cicli mensili o settimanali. Questo ritardo costituisce il vero punto debole che i cyber criminali sfruttano.
L’economia della velocità nell’ambito degli attacchi è caratterizzata da supply chain criminali dove ogni gruppo si specializza in una fase dell’attacco: dal reperimento delle vulnerabilità all’esecuzione dell’exploit, fino alla monetizzazione. Con questo modello, la condivisione di exploit funzionanti avviene in poche ore su forum e canali clandestini. Inoltre, i criminali accettano anche un alto tasso di fallimento: se su mille sistemi attaccati ne vengono compromessi cento, il risultato è comunque vantaggioso per loro. I difensori, invece, devono puntare alla perfezione e non possono permettersi errori o downtime.
Per affrontare questa sfida, il futuro della cybersecurity risiede nell’automazione e nell’orchestrazione delle difese. I sistemi di patch management automatizzati permettono di ridurre drasticamente il tempo di esposizione alle vulnerabilità, applicando aggiornamenti, enforcing di configurazioni sicure e rollback programmati senza intervento umano continuo. L’obiettivo non è solo adottare tool automatici, ma implementare una automazione guidata da policy, dove le decisioni strategiche sono prese a monte e l’esecuzione avviene in tempo reale.
Anche se non tutte le attività possono essere automatizzate – come i sistemi legacy o gli ambienti vincolati da normative stringenti – è fondamentale rivedere i processi per ridurre al minimo i passaggi manuali e i colli di bottiglia. L’efficacia della difesa dipende dalla capacità delle aziende di adattarsi al ritmo degli attaccanti, adottando l’automazione come standard operativo.