Con la crescente diffusione del lavoro remoto e delle infrastrutture IT distribuite, le aziende stanno affrontando nuove sfide in ambito sicurezza informatica. In questo contesto, le soluzioni tradizionali di Privileged Access Management (PAM) non sono più sufficienti per proteggere gli accessi privilegiati da parte di amministratori, fornitori esterni e collaboratori che operano da qualsiasi luogo. È qui che entra in gioco il Remote Privileged Access Management (RPAM), una soluzione cloud-native progettata per garantire sicurezza, flessibilità e conformità in scenari moderni.
RPAM permette alle aziende di monitorare e gestire in modo sicuro l’accesso remoto alle risorse critiche, estendendo i controlli granulari oltre il perimetro aziendale. A differenza dei sistemi PAM tradizionali, che sono pensati per ambienti on-premise, RPAM consente la gestione di accessi privilegiati senza la necessità di VPN o agenti, riducendo la superficie di attacco e semplificando la scalabilità. Ogni sessione privilegiata viene registrata in dettaglio, fornendo visibilità completa su chi accede a cosa e quando, e supportando i principi zero-trust.
Principali differenze tra PAM e RPAM
La differenza principale tra PAM e RPAM risiede nel contesto operativo: mentre il PAM classico è efficace solo all’interno della rete aziendale, RPAM si adatta a infrastrutture ibride e cloud, offrendo un controllo dinamico e sicuro degli accessi anche da remoto. Questa evoluzione risponde alle esigenze delle aziende moderne, che devono garantire accesso sicuro a sistemi critici da parte di utenti distribuiti e su dispositivi eterogenei.
Perché adottare RPAM
Uno dei principali motivi che spinge le organizzazioni verso l’adozione di RPAM è la necessità di rispondere alle richieste di accesso distribuito tipiche del lavoro ibrido. Attraverso RPAM, le aziende possono implementare controlli di accesso basati su policy e concessioni Just-in-Time, eliminando privilegi permanenti e riducendo i rischi associati alle credenziali condivise. Inoltre, RPAM rafforza la sicurezza contro le minacce informatiche, grazie a funzionalità come l’autenticazione a più fattori (MFA) e la registrazione delle sessioni, che ostacolano le tecniche di attacco comuni verso i canali di accesso remoto.
Conformità e futuro della gestione degli accessi privilegiati
Anche la conformità normativa gioca un ruolo centrale: RPAM automatizza la registrazione delle attività privilegiate, semplificando audit e fornendo tracciabilità dettagliata, in linea con standard come ISO 27001 e HIPAA. Il futuro della gestione degli accessi privilegiati sarà sempre più orientato verso soluzioni cloud-native come RPAM, che integrano intelligenza artificiale per il rilevamento proattivo delle minacce e abilitano architetture zero-trust, assicurando che ogni richiesta di accesso venga autenticata e monitorata in tempo reale.

