Le operazioni dei Security Operations Center (SOC) stanno attraversando una trasformazione fondamentale, dovuta alla crescente complessità delle minacce informatiche e all’evoluzione delle tecniche di attacco. I SOC si trovano oggi a gestire migliaia di alert quotidiani, con il rischio di essere sopraffatti da falsi positivi e dalla mancanza di contesto sulle reali minacce. Questo porta a una notevole fatica degli analisti e a una gestione del rischio spesso inefficace, perché gli strumenti tradizionali sono sì accurati, ma molto spesso operano in modo reattivo e isolato.
Il vero cambiamento arriva dall’introduzione della gestione continua delle esposizioni (Continuous Exposure Management), che consente di integrare informazioni sulle esposizioni direttamente nei flussi di lavoro degli analisti. Questo approccio non si limita alla semplice visibilità della superficie d’attacco, ma offre una comprensione profonda delle interconnessioni tra vulnerabilità, configurazioni errate e privilegi di identità. Gli strumenti tradizionali tendono a rilevare singole minacce o Indicatori di Compromissione (IoC), ma non sono in grado di correlare segnali tra loro apparentemente scollegati. Gli attaccanti, invece, combinano più tecniche e sfruttano catene di esposizioni per muoversi lateralmente negli ambienti IT, eludendo spesso le difese classiche.
L’integrazione delle piattaforme di exposure management nei flussi di lavoro dei SOC permette di ottenere numerosi vantaggi in ogni fase del ciclo di vita della sicurezza: dalla continua visibilità della superficie d’attacco, alla contestualizzazione immediata degli alert, fino alla gestione delle priorità e alla risposta mirata agli incidenti. Ad esempio, quando si verifica un alert, gli analisti possono subito vedere il profilo di rischio dell’asset coinvolto e capire se l’attività sospetta rientra in percorsi di attacco noti. Questo riduce drasticamente il tempo di triage e consente di intervenire in modo più selettivo, evitando misure di contenimento troppo invasive.
Durante le indagini, la gestione continua delle esposizioni fornisce analisi dettagliate delle possibili catene di attacco, mostrando come un aggressore potrebbe sfruttare specifiche vulnerabilità. Inoltre, le attività di remediation diventano più efficaci, generando ticket che non solo risolvono l’incidente immediato ma anche le condizioni sottostanti che l’hanno reso possibile.
Il futuro delle operazioni SOC è nella capacità di prevenire le condizioni che generano alert superflui, focalizzandosi sulle minacce più rilevanti e costruendo una consapevolezza ambientale che trasforma i tradizionali strumenti di sicurezza in soluzioni di precisione.

