Il recente scenario della cyber warfare vede una crescente integrazione tra operazioni digitali e attacchi fisici nel mondo reale. Un caso emblematico riguarda l’attività di gruppi hacker collegati all’Iran che, secondo quanto riportato da Amazon, hanno condotto campagne di ricognizione digitale finalizzate a supportare veri e propri attacchi missilistici contro infrastrutture marittime. Questo fenomeno, definito cyber-enabled kinetic targeting, rappresenta un’evoluzione significativa nelle strategie di minaccia, dove i confini tra cyberattacchi e guerra cinetica si fanno sempre più sottili.
La fusione tra sicurezza informatica e fisica
La tradizionale distinzione tra sicurezza informatica e sicurezza fisica si dimostra oggi superata: le operazioni di ricognizione informatica vengono sfruttate per ottenere dati sensibili come le informazioni AIS (Automatic Identification System) delle navi, utili per identificare e localizzare obiettivi strategici. Un esempio concreto è rappresentato dal gruppo denominato Imperial Kitten, affiliato ai Guardiani della Rivoluzione Iraniana, che tra dicembre 2021 e gennaio 2024 ha attaccato piattaforme di navigazione AIS al fine di ottenere accesso a infrastrutture critiche nel settore navale.
Compromissione di telecamere e raccolta di intelligence
L’attività dei cyberattori non si è fermata qui: in alcuni casi sono riusciti a compromettere anche telecamere di videosorveglianza (CCTV) installate a bordo delle navi, ottenendo così un flusso visivo in tempo reale sugli spostamenti e le condizioni degli obiettivi. Questa raccolta di informazioni ha permesso, ad esempio, di pianificare un attacco missilistico — poi fallito — contro una specifica nave commerciale, solo pochi giorni dopo il tentativo di accesso ai dati AIS da parte degli hacker.
Il caso MuddyWater e l’uso delle telecamere durante attacchi reali
Un altro caso riguarda MuddyWater, gruppo legato al Ministero dell’Intelligence iraniano, che nel 2025 ha predisposto infrastrutture per operazioni di cyber spionaggio e ha utilizzato server compromessi per monitorare in tempo reale telecamere a Gerusalemme, proprio durante gli attacchi missilistici iraniani contro la città. Secondo le autorità israeliane, gli hacker hanno tentato di accedere alle telecamere per valutare l’efficacia e la precisione dei loro attacchi.
Tecniche di anonimizzazione e nuove strategie belliche
Per mascherare le proprie tracce e rendere difficile l’attribuzione, questi gruppi utilizzano servizi VPN anonimi per nascondere la reale origine delle proprie attività. L’integrazione tra raccolta di intelligence digitale e attacchi fisici rappresenta quindi una nuova frontiera della guerra moderna, dove la cyber intelligence si trasforma in un vero e proprio moltiplicatore di forza per le operazioni militari tradizionali.

