Due distinti ceppi di malware si sono già adattati al nuovo processore a pochi mesi dal suo debutto.
I malware Mac sono sempre stati meno comuni rispetto a quelli che attaccano Windows, ma negli ultimi anni le minacce per i computer Apple sono diventate di moda. Esistono adware e ransomware creati su misura per Mac, e gli hacker sono sempre alla ricerca di nuovi metodi per bypassare i sistemi di sicurezza di Apple. Ora i cyber criminali hanno lanciato un malware fatto su misura per il nuovo processore Apple M1, rilasciato nel mese di novembre per Macbook Pro, Macbook Air e Mac Mini.
Il chip M1 si discosta dall'architettura Intel x86 utilizzata dal 2005, e permette ad Apple di creare specifici sistemi di sicurezza e funzionalità Mac direttamente nei processori. Questo cambiamento ha richiesto agli sviluppatori di costruire delle versioni del loro software che girano "autonomamente" su M1, piuttosto che tradotte attraverso l’emulatore di Apple, Rosetta 2. Per non essere da meno, anche gli hacker hanno iniziato a adattarsi al cambiamento.
Il ransomware è tutt’ora una delle minacce più diffuse nel panorama della sicurezza informatica. Può causare seri danni agli individui che improvvisamente si trovano impossibilitati ad utilizzare i loro PC e con scarse probabilità di recuperare i loro file, a meno che non venga pagato il riscatto per ottenere una chiave di decrittazione (richiesto in criptovaluta, di solito IN Bitcoin). Ed è anche peggio per le aziende!
Una volta che una variante di ransomware si è infiltrata in una rete aziendale e ha eseguito la criptografia dei file, le vittime si ritrovano costrette a sospendere i servizi di base. Se i backup non sono disponibili, i criminali informatici possono richiedere anche migliaia e migliaia di dollari, pena la mancata decriptazione dei file o la condivisione di dati aziendali sensibili.
Quando si analizza un ransomware ci si focalizza soprattutto sul malware utilizzato, sull’infrastruttura impiegata per lanciare questo tipo di attacchi, sulle tecnicalità. Ma chi c’è dietro questi attacchi? Perché non ci si focalizza mai sul lato umano del ransomware?